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SOTTO MANTO D'AGNELLO LUPO RAPACE OSSIA L'UOMO RAPACE
Di Admin (del 05/10/2012 @ 19:32:20, in Articoli , linkato 880 volte)
Se si fosse fatto un coscienzioso scrutinio nel ramo giudiziario non si sarebbe avverato, in danno della giustizia, il serio malanno di far rimanere al potere di cariche eminenti soggetti esecrati per fatti immorali e pravità politiche senza meriti e di brutte caste. Tra costoro occupa il primo posto il famosissimo satellite del dispotismo Gennaro Sauchelli, attualmente presidente della Gran Corte di Benevento, gesuita d’indole e per educazione dotato della natura dal funesto dono di malvagità non comune. Egli sortiva i suoi natali da una illecita tresca in cui viveva sua madre, domestica nella casa Morra. E come spia del ministero Delcarretto, e per i rapporti del padre naturale entrò nella carica di giudice del circondario di terza classe. Avvezzo quale delatore agli arbitri, abusò sempre del potere e confuse l’amministrazione della giustizia con i capricci delle sue sbrigliate passioni, per soddisfare le quali calpestando ogni diritto divino ed umano si disfece del proprio coniuge propinandole potente veleno. Col suo saputo bigottismo e farisaico modo ha sempre avuto l’arte di sapersi mascherare e smaltirsi con i colori dei tempi …….. Ma però si tradiva in Catanzaro quando qual Giudice di quella Gran Corte Criminale fu il Commissario delle cause politiche appalesandosi il magistrato più efferato nelel condanne per reati di simil natura. Si rammenta con orrore la causa giudicata da quella Gran Corte per rinvio contro un tale Ameriduri di Gioiosa imputato principale di tenere in propria casa riunione settaria. Il Sauchelli commissario diede il suo voto di non costa per Ameriduri perché ricchissimo ….. mentre per i gregari votò pel costa colla pena di 25 anni di ferri, perché poveri …… Sapienti pauca!!! Fu pure in Catanzaro commissario di quegli infelici contadini che si recarono nel Campo ove avvenne il conflitto coi Regii, e quantunque assodato si fosse che erano andati per elemosinare, pure votò pel costa con trenta anni di ferro. Questi tratti di ingiustizia e di empietà gli valsero di merito, per lo che acese al posto di Procuratore generale. Trapiantato in Potenza colle sue scaltrite arti commise cose orribili e da non credersi nelle lacrimevole occasioni del flagello del terremoto. Basta riscontrare i rapporti che a quell’epoca a suo prò faceva l’aborrito Intendente Ajossa soggetto dello stesso suo calibro. Non appena giungeva in Avellino, ove da Potenza venne traslocato, si unì a filo doppio colla celeberrima spia e lenone dell’Ajossa, il tristissimo giudice Cav. Ferdinando Giannuzzi e facendo con costui causa comune, ebbe la sfacciataggine definirlo appo il Governo pel primo giudice della Provincia, raccomandandolo con peculiari rapporti al ministero per magistrato Collegiale. Per brevità si tralasciano altri orrori fatti e si rammenta solo quello avvenuto in Avellino verso il 22 giugno decorso anno 1860 contro l’impiegato di quella procura civile sig. Matteo Stisi ………………. Ed intanto questo mostruoso germoglio dei figli di Adamo, rovina e desolazione di tante famiglie per aver condannato tanti liberai alla morte e ai ferri si fa non solo rimanere ancora sui seggi della Gran Corte Criminale, ma per meglio incoraggiarlo nel malaffare se gli affidano delicati incarichi come quello di Commissario ripartitore della Capitanata. Misera provincia! Sarai da lui spogliata ed oppressa. E già te ne ha dato l’esempio col aver fatto nominare per suo assessore Vitagliano di Benevento di lui fido lenone e tristo come lui. Domenadio è stanco delle nequizie di questo uomo e si spera che il Governo provegga contro di lui.