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Ultimo conato palmese di minare l'autonomia sangennarese
Di Admin (del 22/11/2008 @ 12:31:49, in articoli, linkato 835 volte)
Mentre ferve il rodaggio della macchina amministrativa sangennarese, tutta protesa a rispondere con funzionalità ed efficienza alle diverse aspettative della cittadinanza, qualche palmese continua a tramare in silenzio contro la nuova realtà civica. Ci riferiamo al consigliere distrettuale Antonio Pecoraro. Costui consegna al Sottintendente di Nola, il 2 aprile 1852, una sedicente richiesta di riunificazione di San Gennaro a Palma, sottoscritta da tre soli sangennaresi, Angelo Pesce, Giuseppe Iovino e Ferdinando Cozzolino i quali, per bassi interessi di bottega, si prestano al gioco degli avversari. Il piano della congiura antisangennarese, ordito da un altro palmese, Pietro Felice Cassese, varca le soglie del consiglio distrettuale e si traduce, nel 1854, in una delibera provinciale, trasmessa alle autorità centrali. Mai lentezza burocratica fu più accettata di quella mostrata dal Ministro dell'Interno, allorché egli, scrivendo all'Intendente, il 19 maggio 1855, frena la delibera provinciale chiedendone il corso regolare. Sul fronte opposto, non desta meraviglia se, addirittura, una intera seduta del decurionato palmese è dedicata alla discussione del suddetto argomento. Corre il 16 giugno 1855 ed il consiglio palmese, presieduto dal sindaco Giacomo de Vivis, con malcelata soddisfazione, delibera di essere disponibile ad accettare la nuova istanza di riunificazione inoltrata da San Gennaro. Si vanifica ogni sforzo sangennarese, proteso a far capire alle autorità superiori la insignificanza del documento in circolazione e la conseguente insussistenza di qualsiasi volontà di ritornare allo statu quo ante. A questo punto, rotto ogni indugio, il 9 dicembre 1856, si riunisce tutto il decurionato sangennarese, composto dal sindaco Tommaso Parisi e dai decurioni Giovanni Bosone, Antonio Nunziata, Gennaro Nunziata, Antonio Sangiovanni, Ferdinando Nunziata, Bernardo Nunziata, Michele Auricchio, Felice Ammaturo e Gennaro Parisi. La delibera, stilata alla fine dei lavori, parla un linguaggio incontrovertibile: "questa popolazione non ha mai dimandato di aggregarsi al Comune di Palma, ma volontà palmese". Quindi essa smaschera la faziosità del presunto documento, attribuito, surrettiziamente, ai sangennaresi, imprimendovi il suggello della invalidità legale. Al riguardo molto più esplicita risulta la petizione sangennarese, stilata nei primi mesi del 1857 e inviata al Sottintendente dai sacerdoti don Michele Borrelli, don Aniello Fusco, don Agostino Nunziata, don Bernardo Nunziata, e dai laici Angelo Pesce, Tommaso Nappo, Giovanni Bosone e Filippo Muscia. Essa, ribadendo la consapevolezza dell'autonomia di San Gennaro da Palma, stigmatizza come "facinorosi" quanti attentano a tale bene prezioso e inalienabile.