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Una pagina storica di Sassano su una presunta usurpazione territoriale
Di Admin (del 11/07/2010 @ 12:25:08, in articoli, linkato 597 volte)
21 ottobre 1782. Da Nicola Carrano. Ragioni per l’Università di Sassano coi fratelli dottor Michele reverendo Giuseppe e Gesué Maria Rossi. “… Fra tai luoghi demaniali propri dell’Università uno vastissimo di ben 300 moggi, chiamato il Cerreto, nel cui ristretto ci sono state e ci sono due pubbliche fontane, la prima detta del Carpine e la seconda dei Pozzi, di uso promiscuo e comune a tutta la cittadinanza : e poco discosto da quello ci sono certi altri luoghi parimenti demaniali dell’Università di circa moggi 1000, nominati la Castagnola, la Tempa di Castagnola, il Peglio ed i Guallarelli. Ora in questi terreni demaniali dell’Università appunto, senza curare il necessario consenso e permesso di Colei, che per validarsi, oltre la pubblica conclusione, aveva essenzialmente bisogno anche del Decreto di expedit sto della Regia camera, vallato di Regio assenso, ebbe l’accortissimo medico D. Pietro Rossi, avolo degli attuali rei convenuti, nei principi di questo Secolo l’abilità di cominciare a far delle notabili occupazioni, portando poi la cosa ad eccessi grandissimi i di lui Eredi e discendenti. Fece dunque egli il D. Pietro Rossi capo dalla casa dell’allor Duca di Diano, di cui godeva il pieno favore e la protezione, riportando da quella da tempo in tempo quattro invalide concessioni, in quei sereni terreni appunto demaniali dell’Università, come se essi fossero di proprio dominio di quella Casa e non già di natura pura demaniale dell’Università di Sessano col peso di piccioli annui renditi; e credé di assicurarsi nel nullo acquisto con ottenere su quelle concessioni, come se fossero di roba feudale del Barone, il regio assenso dall’abolito Collaterale Consiglio. Cominciò dunque il medico Rossi ad ottenere siffatte invalide concessioni dalla casa di Diano nell’anno 1703. Ricorse egli allora con memoriale a D. Giovanni Maria Calà, che pretendono gli avversari essere allora vicario generale dell’allor Duca di Diano, benché non abbiano provato tale caratteristica; e quando anche si sia da essi provata, la sua facoltà non si sarebbe estesa a far si prodigali concessioni. Chiede dunque D. Pietro Rossi a D. Giovanni Maria Calà, che gli concedesse nel luogo detto Castagnole un tomolo e mezzo di terra per tenerla per uso di erba o sia di parto e difenderselo; e già l’ottenne con rescritto del 28 novembre di quell’anno 1703, col peso dell’annua corresponsione perpetua di annue grana cinque alla Camera baronale. Nell’anno poi 1705 e propriamente il 17 aprile, lo stesso medico Rossi ricorse al Marchese di Ramonte D. Marcello Calà e disse che per servizio della massaria delle sue vacche, che teneva nel luogo detto il Cerreto, il quale bugiardamente asserì essere feudale della camera baronale di Diano, aveva colà alcuni gavati di legno per poter raccogliere l’acqua dalla fontanella del Carpine ed abbeverare così quei suoi animali; ma siccome quelli portavano il peso e il dispendio continuo del loro mantenimento, giacché erano soggetti facilmente a corrompersi e guastarsi, così domandò egli, affine di raccogliere con maggiore comodo tale acqua per quell’uso, il permesso dal Calà di costruire quivi un pilaccio di fabbrica per introdurre in esso l’acqua di quella fontana per uso della prefata di lui massaria, cercandolo privativo per sé. In vista di questo memoriale il Marchese Marcello Calà concedette al Rossi per uso della mandra delle sue vacche, ed ai di lui eredi la facoltà di erigere il pilaccio di fabbrica privativo quo ad alios col peso di pagare alla di lui Camera un solo carlino annuo, dando la facoltà al di lui Vicario Generale D. Giovanni Maria Calà di estenderne il privilegio e la concessione in forma valida ......