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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Napoletani. Non più trepidazione, non più diffidenza, la nostra causa è vinta, il nostro trionfo è assicurato, la politica tenebrosa ha squarciato il velo e noi chiaramente vediamo al presente il nostro destino. L’alba del 1863 ci è foriera di quella vita che abbiamo civilmente perduta e di quella libertà che chiaramente ci è stata rinfacciata. Napolitani, tutta la Diplomazia europea ha conosciute le occulte trame di questa setta infernale che ci ha per lo spazio di 28 mesi orrendamente travagliati, tutti i Principi di Europa hanno compreso che in mezzo a questa setta si apparecchiano i revolver e si affilano i pugnali che minacciano loro la vita; tutti gli uomini onesti del Mondo hanno appreso finalmente quale schernevole libertà ci sia venuta da Torino. Il numero di trenta mila fucilati, il cui sangue grida vendetta , le prigioni stivate di più che 100 mila carcerati politici per mancanza di spazio cacciati fin nei sepolcri; le esorbitanti tasse che hanno depauperato il nostro paese, il saccheggio dei nostri tesori e dei nostri monumenti nazionali, tutto si è posto nella bilancia delle giustizia e si è conosciuta l’infamia perpetrata sotto il nome di fratellanza contro questo Regno infelice. Non più trepidanza, non più timori che questo edificio di fango, che appellano unità è pria che compiuto, precipitato. Iddio ha posto la confusione in mezzo a loro; essi sono discordi, sono confusi, sono avviliti. Hanno perduto sin anche l’appoggio di quei pochi tristi che l’acclamarono; poiché i nefandi fatti compiuti hanno disilluso i più ciechi e restii. La Francia è pel Papa, non è più per essi. L’Inghilterra pensa ai suoi interessi. La Russia, la Prussia, la Confederazione Germanica e la Spagna hanno finalmente accolto le nostre querele e ci hanno promesso giustizia. L’Austria accampa coi suoi eserciti nel Quadrilatero e fa impallidire i tronfi bombardatori di Gaeta, gli Eroi del Garigliano. In chi possono essi fidare? Nelle proprie forze forse? Non temete, o Napolitani, che eccetto la frazione Piemontese, l’esercito è tutto nostro; stanco di più servire a questa canaglia atea ed insolente l’Esercito aspetta con ansia il momento di venire alla lotta per rivolgere le armi contro questi beffardi oppressori delle Patrie loro e stendere con affetto la mano a quei valorosi volontari che combattendo sui nostri monti sostengono animosi l’Indipendenza Napoletana ......
Accogli, o diletto primogenito Figlio del magnanimo, forte ed illuminato Re Guglielmo, i sensi di sincera devozione e di profondissimo ossequio, che si fanno un dovere tributarti quanti sono i figli di Partenope, educati alla morale, alla onestà, alla Religione! Eglino compresi di ammirazione per l’Augusto Genitore, principe venerando in Europa per le preclare virtù di mente e di cuore, onde più splendido e glorioso à reso l’avito Trono di Prussia; principe forte e vero Padre della Patria, che inspirandosi nello eterno diritto à saputo fermare i limiti fra la onesta libertà e l’ordine, sostegno necessario e guarentigia d’ogni società, ond’é salutato dalle simpatie di tutti gli onesti iride di pace fra la tempesta del secolo, arra di lieto avvenire per la sconvolta Europa; eglino sì riconoscenti e fiduciosi si inchinano a te, degno figlio ed Erede di tanto sovrano e il bene arrivato in questa loro diletta Napoli ti presentano! O Principe, deh sia felice il tuo soggiorno fra noi! Questo limpido cielo, queste ridenti colline, il profumo dei fiori e l’azzurro del mare ti allietino! Ah questo solo può Napoli presentarti, perocché, ahi troppo sventurata! È stata travolta dalla piena lutulenta della rivoluzione, derubata delle sue ricchezze, scoronata del serto di Regina, immiserita d’ogni sua prosperità, e da signora di floridissimo reame ridotta vile mancipia dei subalpini proconsoli! Ahi! La nostra passata grandezza e felicità è per noi troppo importuna rimembranza di quel che fummo e più ancora aggrava la presente nostra misera condizione! Perdona, o Augusto, se funestiamo la tua mente parlandoti delle nostre sventure! Il tuo cuore tanto generoso pei miseri ce ne dà dritto! O magnanimo Signore, deh non attristarti alla vista delle nostre calamità, riversate dalle sette infernali in queste, un dì, fiorenti contrade! Ma quando farai ritorno presso l’Immortale Genitore ricordati della nostra desolazione, ricordati di noi!! Gli dirai che Napoli è travolta nel pianto, oppressa da feroce dominazione, avvilita, deserta! Gli dirai che sono ancora fumanti le rovine di ventisette nostre Città, bruciate dal furore piemontese ….
Salve Principe della Britannica Gioventù! Salve! E sii il bene Arrivato fra noi Napoletani, bersaglio di sciagurata fortuna! Corre ormai il triennio dacché furenti proconsoli, sbucati dalle sabaudi frane, famelici e ingordi, favoriti dai Duci di tradite schiere, da cortigiani d’inique menti, da comprati Consiglieri e da odiate armi e bugiarde bandiere di terrore e di morte, dilaniano la bella Partenope, ne scorrono le infelici province, vi operano stragi, distruzioni e rovine; e fumanti di largo e caldo sangue, ora particolarmente ne inzuppano le terre a capriccio di spietati e crudeli Comandanti e financo di brutali subalterni, che vi uccidono mariti spose e figli, vi rubano comunali patrimoni, incendiano paesi, villaggi, case e campagne, armenti e masserizie e vi distruggono industrie ed arti e quanti sono germi di sussistenza e di vita: Diventati schiavi senza colpe, umiliati noi e traditi, siamo soccombenti sotto leggi barbare e disadattate: sopracaricati d’insopportabili balzelli; insidiati da costumanze perniciose: contaminati da sozzure piemontesi: esclusi da ogni pubblica lucrosa ingerenza: espulsi da sudate carte, e da ben meritati impieghi!! … Che più Serenissimo Principe? Un tesoro pubblico più ricco e fiorente, vuotato tutto intero ed ogni dì vieppiù sterilito: un credito pubblico condannato a sicuro imminente fallimento: Una vicinissima carta moneta già annunziata: un’Amministrazione neghittosa ed infingarda in questa Città ed in questo regno, ove l’oro e l’argento abbondavano e rendevano la prosperità e il benessere al nostro popolo: ora privati noi dell’oro e degli argenti, compriamo miseramente la vita con una monetazione da pezzenti, brutta, adulterata, non valente, odiata, schernita, schifata dal popolo: ed il più tristo, con essa compriamo fra il colpevole indifferente sonno di venduti cospiratori Municipali, a carissimo non mai visto prezzo, una languente esistenza, annichilita vieppiù, ed ogni dì crescente per ogni specie di angarie, di soprusi e di vessazioni di sbrigliati, insuperbiti ed anche armati amministratori, pubblicani e venditori … Che più? Umanissimo Principe? … Privati di una gioventù fiorente, di figli unici, di uomini maritati, strappati tutti a forza, senza sorteggi e senza leggi alle lettere, alle leggi, alle arti, ai bisogni delle famiglie, li vediamo trascinati ogni dì ad accrescere con essi un esercito indisciplinato, ampolloso e lontano, per farne accozzaglie affamate, dormienti senza paglia in nuda nevosa terra, con un sol soldo il dì e per servire, non da militari onorevoli, ma più che gregari conquistati ed incatenati in una guerra a Dio o ad un nemico ignoto. Non v’ha fra noi una famiglia, un uomo che non piangano una ferita, una piaga, una morte: lutto universale, che per molti anni darà privazione e tormenti …….
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