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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
L'incontro tra gli Intendenti delle province del regno, tenutosi a Napoli nel mese di maggio del 1846, rappresenta una vera e propria analisi programmatica, nel cui ambito rientrano le opere già eseguite e quelle in cantiere. Apre i lavori l'Intendente di Napoli, Spinelli, con una radiografia circostanziata sulla città di Napoli. L'abbrivo dialogico è quanto mai felice con l'annuncio della conclusione quasi definitiva della ricostruzione e dell'ampliamento della strada di Santa Lucia, il cui maggior dispendio di risorse economiche rispetto a quelle preventivate trova la sua ragion d'essere nell'attuale piacevolezza dell'asse viario. Trovandosi in una condizione carente, dovuta, soprattutto, alle violente bordate delle onde prospicienti, Mergellina reclama un analogo trattamento di messa in sicurezza e di abbellimento. Il tratto che si estende dalla Torretta fino alle rampe di Sant'Antonio si avvia alla felice conclusione. Godono i benefici della ricostruzione le vie Sant'Anna dei Lombardi, Trinità Maggiore e Salita di Montoliveto. Lascia a desiderare la costruzione del mercato di Tarsia, tanto da deludere le attese della vigilia anche in termini di massiccio investimento di denaro. Pur essendo stato eretto in un luogo non paludoso, non lontanto da quello di Montoliveto, viene occupato solo in parte. Non si discutono la bellezza e l'utilità dell'edificio che potrà essere adibito in seguito anche per altri usi. Del resto il mercato di Forcella, gli altri due, rispettivamente, ubicati al vicolo Beifiori e nei pressi dell'ospedale del Sacramento, rispondono in pieno alle loro funzioni mercantili. Si spera che possa seguirne la scia quello che dovrà sorgere, secondo il progetto, nel largo Duchesca a Porta Capuana. Via Foria, che si distingue per la sua ampiezza e per la densità della popolazione, costituisce lo snodo entro cui confluiscono le altre arterie circonvicine. Colà si ammira la chiesa di San Carlo all'Arena, finalmente ricondotta all'antico splendore e devozione, destinati a crescere di molto, non appena sarà aperto il tratto viario di collegamento con San Giovanni a Carbonara. La città riceve ulteriore bellezza dalle numerose strade campestri dell'Arenaccia e dei Fossi, che fanno capo a vari quartieri. Va ascritto nel novero dei monumenti il cimitero, la cui grande chiesa, l'ampio parallelogramma destinato a centodue congregazioni, il pio convento, le decorose sepolture, le policromatiche aiuole e le incantevoli vedute concorrono a rinsaldare in concreto il vincolo inestricabile tra i vivi e i morti. Nel merito la provincia napoletana sta compiendo notevoli passi: sono già stati benedetti i cimiteri di Forio d'Ischia, Massa, Trocchia, Pollena e San Sebastiano; sono sulla dirittura di arrivo quelli di Gragnano, Boscotrecase, Pianura, Sant'Antimo e San Giovanni a Teduccio.
L'acqua affluisce a Napoli attraverso due canali, uno più antico chiamato Olla, Volla o Bolla e il secondo, finito di costruire nel 1634 circa, denominato Carmignano. Le sorgenti pubbliche, invece, sono cinque: Santa Maria la Nuova o Acquaquilia, San Pietro Martire, Leone, Marinella e Santa Barbara. Nello spazio compreso tra Pomigliano d'Arco e Somma le acque zampillano in alcune grotte che danno origine a quattro condotti o bracci: Preziosa, Tavernanova, Benincasa e Calzettaio che portano l'acqua nella casa costruita poco distante dal Salice. A questo punto una parte minima si riversa nell'alveo Criminale, anima vari mulini privati e forma l'attuale Sebeto. La maggior parte, invece, accresciuta dall'afflusso idrico del quarto braccio, detto Nuovo o Sottocorrente e sito a venti passi dalla suddetta Casa, scorre nelle cavità sotterranee in maniera quasi parallela alla strada di Puglia. Il distacco avviene poco dopo, allorché, seguendo un proprio tragitto indipendente, raggiunge il luogo chiamato Pepe, ove raccoglie le acque defluenti lungo il canale. Quindi, va ad alimentare nel palazzo della Regina Giovanna una ferriera, i mulini di Apicella e di San Teodoro, e due fontane di Poggioreale. Prima di Porta Capuana perde un ramo idrico detto San Giovanni a Carbonara che prosegue la sua corsa attraverso l'Orticello in direzione della Porta di San Gennaro. In itinere altre diramazioni se ne distaccano per tracciare un loro tratto autonomo su entrambi i lati. Poco prima di toccare la meta finale, un altro ramo idrico accompagna il solco della strada Maddalena fino all'angolo dell'Annunziata. Alla fine, la corsa confluisce in città, precisamente, nella località denominata la Formella prima di Castel Capuano .......
La terza tappa del viaggio, che si snoda, secondo il programma prestabilito dalle autorità ministeriali del 1858, nelle sezioni comunali della capitale, onde preparare il materiale indispensabile alla commissione di statistica, offre ai nostri occhi la sezione Stella. Essa risulta, fin dall'iniziale colpo d'occhio, rispetto alle precedenti già visitate, come la meno dotata di attrezzature imprenditoriali dal punto di vista quantitato, anche se nessuno mette in dubbio il loro tasso qualitativo. Infatti, nella strada Nuova Capodimonte si concentrano quattro fabbriche: la prima mira a produrre macchine per tornire il ferro; la seconda macchine a vapore, tubi, caldaie e torchi per stamperie; la terza macchine a vapore per la produzione dell'allume e dell'acido solforico; la quarta risulta una vera e propria filanda. Tutti e quattro i suddetti opifici devono la loro normale attività al capitale degli imprenditori stranieri. Sulla stessa falsariga si proietta la sezione San Ferdinando, anche se la dislocazione imprenditoriale si rivela leggermente più varia. Apre la serie la fabbrica di finimenti per cavalli da carrozza, internata nelle grotte del marchese di Sessa dentro cappella vecchia a Chiaia. Un'altra di stampo meccanico è relegata in fondo nel vico Colascione al Monte di Dio. Nella strada nuova a Pizzofalcone si stende una fabbrica deputata alla costruzione di apparecchi per la illuminazione a gas. Chiudono l'elenco alcune fabbriche di mobili e di pianoforti, nonché alcune stamperie. Tutti questi stabilimenti, a detta dell'esperto che ci guida, nonché estensore del verbale, secondo una scala valoriale ufficiale, vanno classificati nel novero di quelli mediani. Il tono viene ampliato notevolmente dalla presenza massiccia della stamperia reale, della fonderia dei cannoni e dell'arsenale dell'artiglieria, che adornano Castelnuovo. Va da sé che questi ultimi rientrano nella sfera militare statale.
Proseguendo il viaggio nella capitale del regno delle due Sicilie, al fine di rinvenire l'ossatura produttiva della città,secondo le direttive ministeriali,ci spostiamo, sulla relativa scorta documentaria del 1858, nella sezione Vicaria, soffermandoci nelle singole strade e riproponendo di seguito in maniera fedele le risultanze dell'analisi effettuata colà sulla suddetta materia, ritrascritta per generi lavorati. Così troviamo due fonderie di oro e argento in Vico di Pontenero, un'altra di ferro in via Vasto a Capuana e quella più importante di canne da fucile, di proprietà pubblica e ubicata nella strada Poggioreale. Ben tredici fabbriche adornano vico tutti i Santi, vico Speranzella e vico Reclusorio. Due fabbriche di cerogine o candele si stendono nella strada Poggioreale e, precisamente, all'Arenaccia. Una fabbrica di sapone si staglia in vico Sant'Anna, una fabbrica di aceti si protende in largo Cavalcatojo, specificamente ai Fossi. Cinque fabbriche di fiammiferi caratterizzano via Vasto, Fossi Vasto, ponte di Casanova e largo Cavalcatojo. Due fabbriche di mistura di lastrici operano in strada nuova dei Fossi e, nello specifico, al vico Trufolo. Una fabbrica di tele "incerate" procede a pieno ritmo in vico di tutti i Santi. Tre congerie di pelli echeggiano nella strada Arenaccia alla Polveriera e al Largo Cavalcatojo. Una vetreria rimbomba nel vico Trufolo. Quattro lanifici connotano il vico Cetrangolo e il vico lungo Sant'Antonio Abate. Tre tintorie si trovano nella strada Trivio, nel vico San Giovanniello e in quello di Marcoviglio. Nel perimetro sezionale si concentra anche un alto numero di botteghe. Infatti, trentuno officine di fabbri si stendono lungo il largo Carriera grande, piazza Tribunali, strada Carbonari, vico Sotto a Carbonara, strada San Ferdinando a Pontenuovo, borgo Sant'Antonio Abate, largo Cavalcatojo, largo Vasto, strada numerata e piazza Nuova Foria. Una bottega di calderai o ramai è operativa nel vico Ziti. Sei botteghe di miniscalchi o maniscalchi, site nella strada Foria, nella piazza Nuova Foria, nella piazza Tribunali, al largo Cavalcatojo, al largo Sant'Anna, al ponte di Casanova, portano in loco una notevole vivacità di uomini e di animali. Scandiscono suoni alternati i colpi degli operai impegnati nelle sette botteghe addette alla riparazione delle carrozze e gravitanti nel largo Carriera grande, in piazza Tribunali, nelle strade Carbonara e Santa Sofia.Il vico Vasto a Capuana e la stessa strada Capuana effondono in un vasto raggio l'acre odore proveniente dalle tre botteghe di baccalà e di stoccafisso qui ubicate. Questa sezione municipale accoglie infine undici stalle per capri, allocate nelle seguenti arterie viarie: strada Foria, vico Lungo Sant'Antonio Abate, vico Trufolo, vico San Nicola dei Caserti, vico Verdi ai Caserti, cortile Sant'Antonio Abate, vico Zingari e vico San Biagio dei Caserti. Costituisce un capitolo a se stante lo stabilimento industriale, specializzato nella lavorazione della pelle di castoro e di altri tessuti, destinati, prevalentemente, agli uomini della truppa reale.
Nell'ambito dell'attuale dibattito culturale, divenuto particolarmente acuto quest'anno in occasione delle celebrazioni del centocinquantesimo anniversario dell'unità d'Italia, non è fuor di luogo auspicare l'avvento di un clima più disteso e sereno, onde non rischiare di perdere definitivamente la nostra identità nazionale, già fortemente compromessa dalle frequenti manifestazioni avvilenti, scritte a diversi livelli con l'inchiostro del degrado assoluto. Se perdurasse siffatta temperie, ne perderemmo tutti indistintamente. E' l'ora, quindi, di attivare un confronto a vasto spettro che, gettando alle ortiche le vuote e sterili formule pronunciate da comode posizioni precostituite, agevoli un confronto su dati concreti e legati alla reale esperienza dei nostri padri. All'uopo può segnare un piccolo sentiero il tentativo di recuperare e riproporre la vera identità della nostra realtà locale, cittadina e provinciale, sulla scorta di diverse testimonianze sociali. Siffatto progetto operativo ha il merito, se non altro, di riappropriarci del nostro effettivo passato, toponomastico ed umano, colto nel suo fluire. Animati dal desiderio di conoscere le varie attività produttive lì allocate, ci addentriamo nella sezione napoletana Mercato, nell'anno 1858. Ne percorriamo l'intero perimetro, in tutta la sua vastità, annotandone le diverse strade, elencate di seguito: Fiumicello,ove operano un lanificio e una fabbrica di corde armoniche; Taverna delle Carcioffe, sulla quale c'è una fabbrica di puntine di Parigi o piccoli chiavistelli e di zappe; Largo Sant'Erasmo, contrassegnato dalla presenza di una fabbrica di pelli per suole; Congeria, lungo il cui percorso si stendono una fabbrica di cuoio ed un'altra di coperte di cotone; Largo Granile, donde si effonde per l'aria l'eco proveniente dalle macchine di una seteria, di una fonderia di ferro, di un'altra di piombo e di una fabbrica di pelli; Discesa del ponte, ove si segnala una congeria di pelli; Arenaccia,su cui si protende una fonderia di ferro; Vico sopramuro del Carmine, impreziosito dalla raffineria di oro e di argento; Vico Vitriera vecchia, vivacizzata dalla fonderia per la scopiglia o ceneraccio; Madonna delle Grazie di Loreto, ove spicca lo stabilimento per la pressione della rublia o robbia; Vico Maria delle Grazie Sovramuro, allietata dalla fonderia per la scopiglia; Piazza Fossi Nolana, sulla cui distesa si protendono due fabbriche per la lavorazione del gesso; San Cosimo che accoglie una fabbrica di gesso; Fossi, ove procedono a pieni motori due fabbriche di sapone; Carrera,Ferze al Lavinajo, Vico Celso a Loreto,Vico Orticello a Loreto, accomunate dalla presenza della rispettiva fabbrica di sapone; Calata ponte della Maddalena, ornata dai ritmi sistematici del lanifico; Largo di Sant'Erasmo, il cui perimetro abbraccia una fabbrica di sapone; Marinella, il cui diffuso stridio proviene da due fabbriche di stoviglie e da una di mattoni; Annunziata,ravvivata dall'andirivieni delle persone nelle due fabbriche di sedie che hanno l'esclusiva per tutta la provincia; San Pietro ad Aram, sede ufficiale di una fabbrica di coperte di cotone e di un lanifico, gestito dai padri Riformati. Tra gli imprenditori operanti in questa sezione si distinguono gli stranieri, il che denota l'indole del napoletano pronto all'accoglienza e alla tolleranza.
L'elenco, formato il 2 marzo 1804, dagli Eletti Carmine de Falco e Felice Ciccone, all'indomani di un delicato e critico momento di stasi amministrativa, rappresenta un importante documento storico, in quanto ci consente di conoscere un ramo importante degli abitanti di Saviano, ripreso nel primo e nel secondo ceto. Ne viene fuori un quadro interessante, in cui sfilano i "galantuomini" locali, colti nelle loro attività e chiamati a scendere in campo per imprimere il giusto passo operativo alle istituzioni. Con questo spirito entriamo nel vivo della cittadinanza, annotandone su un taccuino le rispettive identità di una parte ragguardevole della popolazione. A conclusione della fugace visita, ne trascriviamo per categoria i singoli rappresentanti. Dottori: Saverio Vecchione, Cosimo de Falco, Nicola Trocchia, Domenico Ferrari, Pascale Lauro, Giuseppe de Falco. Medici e chirurghi: Gennaro Ruoppoli, Antonio Marotta e Giuseppe Corj. Notari o notai: Emanuele de Lauro, Mario de Falco, Andrea Pecorelli, Francesco Marotta. Giudici a contratto: Michele Vecchione, Girolamo Perretta, Alessandro Mascia. Speziali di medicina: Nicola Simonelli, Gaetano Ruoppoli. Galantuomini non privilegiati: Michelde de Falco, Pascale Mascia, Domenico Ruoppoli, Carmine de Falco, Vincenzo Fortunato, Antonio de Falco, Francesco Fortunato, Nicola Ferrari, Felice de Falco, Nicola Ciccone, Michele Trocchia, Pascale de Falco, Giacomo Ciccone, Mario Trocchia, Antonio Mascia, Paolo Calabria. Massari e negozianti: Angelantonio di Falco, Eufesio di Falco, Nunzio Notare, Felice Notare, Giacomo di Falco, Lorenzo di Falco, Tommaso Notare, Vincenzo Trocchia, Giuseppe Tufano, Giacomo di Falco, Francesco Notare, Antonio Tufano, Giovanni Notare, Carmine di Mauro, Pietro Pizza, Felice Ciccone alias Palluottolo, Michele de Falco, Nicola de Lauro, Felice Semmoniello, Pascale Semmoniello, Andrea Allocca, Aniello Allocca, Francesco di Falco, Felice Calabria, Saverio Perretta, Antonio di Falco, Marco Forino, Francesco Forino, Nicola di falco, Andrea Sommese, Felice Sommese, Giovanni d’Allocca, Mario d’Allocca, Filippo Allocca, Giovanni Panarella, Aniello de Iuliis, Francesco de Iuliis, Aniello Caracciolo, Giuseppe Ciccone, Ignazio Tufano, Vincenzo Perretta, Felice Ciccone, Carmine de Falco, Saverio Marotta, Luigi Marotta, Luigi Perretta, Alessandro Marotta, Francesco Marotta, Pascale de Iulis, Simone Ambrosino, Pietro de Falco, Francesco Ciccone, Antonio de Iuliis, Saverio d’Angiò, Andrea d’Angiò, Francesco Vecchione, Michele Bencivenga, Michele Fusco, Nicola Luise, Rocco Bencivenga, Gabriele Vecchione, Giuseppe di Risi, Nicola Chiocciola, Salvatore Allocca, Domenico Pierro. Mastranza di diverse arti. Calzolai: Fiore d’Allocca, Francesco Pierro, Gioacchino Ferraro, Michele Pierro, Carmine di Giulio, Felice Ferraro, Antonio di Giulio, Tommaso d’Allocca, Saverio Tufano, Emanuele d’Allocca, Carmine Ciccone. Sartori o Sarti: Sabato Allocca, Girolamo Iovino, Antonio Maietta, Tommaso Napolitano, Giuseppe Sarno, Pascale di Falco, Francesco Ambrosino, Sebastiano Tufano, Bonaventuta Caccavale. Barbieri: Felice Ciccone, Felice Allocca, Vincenzo Vecchione, Giosué Caracciolo, Andrea Ciccone, Saverio Allocca. Muratori: Giacomo Bruscino, Pascale Bruscino, Antonio allocca. Falegnami: Rocco Bencivenga, Tommaso Perretta, Parisi Allocca, Raffaele Ciccone, Giacomo Perretta, Arcangelo Buonaiuto, Michele Bruscino, Antonio Perretta, Santolo Caccavale, Saverio Buonaiuto, Francesco Allocca. Ferrari: Giacomo di Domenico, Andrea di Consa, Carmine di Domenico, Giuseppe de Consa. Pettinatori di canape: Santolo Allocca, Francesco Ciccone, Alessandro Tufano, Vincenzo Allocca, Gennaro Tufano e Nicola Allocca.
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