\\ Home Page : Storico per mese (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Se si fosse fatto un coscienzioso scrutinio nel ramo giudiziario non si sarebbe avverato, in danno della giustizia, il serio malanno di far rimanere al potere di cariche eminenti soggetti esecrati per fatti immorali e pravità politiche senza meriti e di brutte caste. Tra costoro occupa il primo posto il famosissimo satellite del dispotismo Gennaro Sauchelli, attualmente presidente della Gran Corte di Benevento, gesuita d’indole e per educazione dotato della natura dal funesto dono di malvagità non comune. Egli sortiva i suoi natali da una illecita tresca in cui viveva sua madre, domestica nella casa Morra. E come spia del ministero Delcarretto, e per i rapporti del padre naturale entrò nella carica di giudice del circondario di terza classe. Avvezzo quale delatore agli arbitri, abusò sempre del potere e confuse l’amministrazione della giustizia con i capricci delle sue sbrigliate passioni, per soddisfare le quali calpestando ogni diritto divino ed umano si disfece del proprio coniuge propinandole potente veleno. Col suo saputo bigottismo e farisaico modo ha sempre avuto l’arte di sapersi mascherare e smaltirsi con i colori dei tempi …….. Ma però si tradiva in Catanzaro quando qual Giudice di quella Gran Corte Criminale fu il Commissario delle cause politiche appalesandosi il magistrato più efferato nelel condanne per reati di simil natura. Si rammenta con orrore la causa giudicata da quella Gran Corte per rinvio contro un tale Ameriduri di Gioiosa imputato principale di tenere in propria casa riunione settaria. Il Sauchelli commissario diede il suo voto di non costa per Ameriduri perché ricchissimo ….. mentre per i gregari votò pel costa colla pena di 25 anni di ferri, perché poveri …… Sapienti pauca!!! Fu pure in Catanzaro commissario di quegli infelici contadini che si recarono nel Campo ove avvenne il conflitto coi Regii, e quantunque assodato si fosse che erano andati per elemosinare, pure votò pel costa con trenta anni di ferro. Questi tratti di ingiustizia e di empietà gli valsero di merito, per lo che acese al posto di Procuratore generale. Trapiantato in Potenza colle sue scaltrite arti commise cose orribili e da non credersi nelle lacrimevole occasioni del flagello del terremoto. Basta riscontrare i rapporti che a quell’epoca a suo prò faceva l’aborrito Intendente Ajossa soggetto dello stesso suo calibro. Non appena giungeva in Avellino, ove da Potenza venne traslocato, si unì a filo doppio colla celeberrima spia e lenone dell’Ajossa, il tristissimo giudice Cav. Ferdinando Giannuzzi e facendo con costui causa comune, ebbe la sfacciataggine definirlo appo il Governo pel primo giudice della Provincia, raccomandandolo con peculiari rapporti al ministero per magistrato Collegiale. Per brevità si tralasciano altri orrori fatti e si rammenta solo quello avvenuto in Avellino verso il 22 giugno decorso anno 1860 contro l’impiegato di quella procura civile sig. Matteo Stisi ………………. Ed intanto questo mostruoso germoglio dei figli di Adamo, rovina e desolazione di tante famiglie per aver condannato tanti liberai alla morte e ai ferri si fa non solo rimanere ancora sui seggi della Gran Corte Criminale, ma per meglio incoraggiarlo nel malaffare se gli affidano delicati incarichi come quello di Commissario ripartitore della Capitanata. Misera provincia! Sarai da lui spogliata ed oppressa. E già te ne ha dato l’esempio col aver fatto nominare per suo assessore Vitagliano di Benevento di lui fido lenone e tristo come lui. Domenadio è stanco delle nequizie di questo uomo e si spera che il Governo provegga contro di lui.
Disgraziatamente per la nostra patria gli uomini del potere o non sanno o non vogliono rimediare ai mali che vanno man mano ingigantendosi, non trovando nulla che li combatte. Il Borbone quindi ed i Borbonici, acquistando sempre più coraggio, fanno i fatti loro palesemente, e noi? E noi facciamo chiacchiere e sempre chiacchiere. La reazione s’ingrossa nelle provincie, forma i suoi reggimenti, dà battaglia, mette a sacco e distrugge, e non si pensa a reprimerla energicamente. Vuolcisi dare ad intendere che sono bande di briganti mentre sono quasi tutti soldati borbonici feroci ed istruiti nel maneggio delle armi comandati dai loro ufficiali istruiti quanto ogni altro nell’arte della guerra. Se prontamente non si accorra e si distrugga fino all’ultimo reazionario, se non si faccia giustizia e si ponga in opera tutto ciò che può far conta la popolazione (Iddio nol voglia), quando men l’aspettiamo vedremo invasa la nostra bella Napoli e rinnovate le sanguinose scene del giugno 1799!!!! Signore di San Martino nelle vostre mani raccomandiamo la nostra tranquillità, il nostro avvenire! Leggiamo dalla Democrazia: La nostra Città vede sui colli di Castellammare e di Portici sventolare l’aborrita bandiera borbonica, cosa concepibile, oltre ogni dire insultante il governo e il popolo, che dovrebbe scuotere entrambi ad agire con più energia. Sì, i reazionari evasi dai Granili si aggirano su quei luoghi e minacciano strage e morte ai coloni. Intanto che si fa per snidarli? Un giorno o l’altro essi si presenteranno tra noi e si lasceranno passare. Ecco il felice stato delle nostre provincie. Intanto la solerzia del commendatore e segretario generale dei due dicasteri dell’Interno e Polizia, il sig. Silvio Spaventa, starsene inerte al cospetto di cosa cui reprimere e di sacro dovere, di cui la pubblica opinione mai non desiste di domandargliene conto. Avant’ieri molte pinzochere si misero a gridare al miracolo, al miracolo. A quella voce accorsero molta gente, e siffattamente accrebbesi il concorso che avvisatane la Piazza fu spedito sul luogo il colonnello Sarmento acciò riferisse sul fatto, e già quelle stupide, per non dire tristi e meretrici, avevano acceso candele e si erano prostrate innanzi un’immagine nella cappelletta sita alle spalle della Vicaria, e precisamente al punto ove si noleggiano le vetture per Aversa. Là presso, sul ponte di Casanova, erano circa cento Militi Nazionali che si esercitavano nelle armi. A quell’annunzio si portarono sul luogo e dispersero quell’ammutinamento. Questi erano condotti dagli ufficiali dell’8 battaglione, signori Michele Camerlingo e Gaetano Manzanillo, nonché dall’ex Luogotenente dei Garibaldini Luigi Gargiulo. Se quel tumulto non fosse stato testé sedato, niuno a cosa avrebbe condotto, ci siano d’esperienza gli ultimi fatti di Caserta, e veggano i nostri governanti di quali armi usano i nostri nemici onde gettare il paese nell’anarchia e nel subbuglio, e giudichiamo se noi abbiamo sì o no ragione di gridare tutto giorno: calpestate, togliete dalla faccia della terra questi aspidi velenosi, e pensino infine a prendere tali provvedimenti che tali fatti possano impedire. Ove ciò avvengasi, noi avremo il diritto e la forza di dire la colpa è vostra, voi pagate il fio . M. P.
Pagine:
1